ANNO 14 n° 119
Spunto di Vista, Terrorismo, cosa porta alla psicosi collettiva
>>>>> di Elisabetta Zamparini <<<<
16/01/2015 - 00:00

di Elisabetta Zamparini

VITERBO - Il terrorismo comprende tutte quelle azioni di lotta armata che hanno non solo l’obiettivo di colpire le forze armate avversarie, ma anche la volontà di spargere terrore fra le popolazioni civili.

In questi giorni l’attenzione si è rivolta in particolar modo al terrorismo islamico e ha provocato il coinvolgimento della popolazione nella sua globalità, i militari come i normali cittadini; donne, bambini e anziani: nessuno è escluso dalla morte in attentati, dal lancio di bombe ed esplosioni che sembrano arrivare dal nulla e da uomini invisibili.

Il terrorismo aggiunge alle motivazioni religiose quelle culturali, politiche ed economiche, come se le diverse culture del mondo non riescano a trovare un modo migliore per convivere pacificamente.

I terroristi si caratterizzano per non fare la differenziazione tra i civili e i militari e per l’affermazione di essere dei resistenti o dei rivoluzionari, infatti, sentendosi minacciati dall’Occidente, utilizzano l’azione terroristica come mezzo di purificazione ed espulsione dalla cultura occidentale.

Nel terrorismo islamico la motivazione derivante dalla cieca fede religiosa è utilizzata come movente dell’atto terroristico, ma anche come mezzo di deresponsabilizzazione delle stragi compiute; il combattente islamico si distingue per il suicidio religioso, provoca la strage facendosi saltare con l’esplosivo secondo un rituale abbastanza preciso. La prospettiva è di raggiungere subito il paradiso. Queste persone in occidente sono chiamate kamikaze ma lui si considera uno shaid, termine del corano per indicare i martiri che nel significato originale morivano combattendo contro gli infedeli.

Il conflitto tra l’islam e l’occidente esiste già da diversi secoli, fino a qualche anno fa il terrorismo islamico era un fenomeno locale, circoscritto e che aveva una scarsa influenza sugli equilibri mondiali. Dopo l’11 settembre 2001 ha assunto un altro peso in tutte le nazioni, il mondo intero si è sentito minacciato ed è nata la preoccupazione del possibile utilizzo di armi di sterminio di massa.Gli stati economicamente più potenti si sono attivati sia con forze armate sia con forme umanitarie ma la soluzione definitiva sembra ancora lontana.

La minaccia di armi batteriologiche, di kamikaze, di decapitazioni, di torture, di violenza fisica e psicologica sono ancora presenti nel mondo e il risultato di questi atti terroristici è la disgregazione delle famiglie e traumi psicologici difficilmente superabili.

La lotta contro il terrorismo è diventata un impegno primario, troppe sono le persone morte vittime di attacchi o di guerre sanguinose e tutti sono coinvolti: le persone che compiono atti terroristici e gli osservatori esterni incapaci di porre un freno a una lotta senza vincitori.

Se desiderate approfondire questo o altri argomenti ecco la mail a cui scrivere per suggerire i nuovi articoli della rubrica: elisabetta.zamparini@gmail.com.





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